Parli con un pianista jazz e scopri che ha letto sette biografie di Mozart. Emanuele Francesconi, torinese classe 1980, è un appassionato del genio di Salisburgo, da quando ragazzino scoprì che ai Mondiali di Italia 90 il motivo sul quale i tifosi intonavano i cori allo stadio era l’Allegro di Eine kleine Nachtmusik (la Serenata in Sol maggiore K 525): «Mi sembrava incredibile che un compositore del Settecento avesse potuto scrivere un brano talmente popolare da essere cantato due secoli dopo alle partite di calcio». E così quando trascorreva le vacanze dalla nonna in Trentino passava gran parte delle giornate sfogliando gli spartiti conservati a Rovereto a Casa Mozart. Un’impronta che ritorna oggi nello spettacolo Sogno Mozart – Requiem per voce recitante e pianoforte, portato in scena insieme all’attore Cristian Castellano per raccontare la vita di “un musicista coraggioso che ha idealizzato la vita dell’artista anticipando il Romanticismo”.
Volando come albatros – la metafora non è affatto casuale – approdiamo alla poesia, altra passione di Francesconi, ammaliato dal Decadentismo e da autori come Baudelaire – “a quindici anni giravo sempre con I fiori del male sotto braccio” – e Rimbaud, persone che hanno incarnato l’arte in una sorta di “totalirismo” (il neologismo è sbocciato da sé nella conversazione). «Per me – racconta Francesconi – il rapporto con la poesia è fondamentale, è parte integrante delle mie composizioni». Accade lo stesso per la Francia: «È una nazione che ha donato al mondo artisti geniali, nella poesia appunto, ma anche nella musica (Debussy, Ravel) e nella pittura (gli Impressionisti), con opere che hanno dato il la alla modernità».
Frutto di questa attrazione è Nuit Française, il progetto realizzato insieme alla violinista (ovviamente francese) Cecile Delzant e che rappresenta un “connubio tra musica scritta e musica improvvisata”, con brani come Jazz Waltz, da Jazz Suite No. 2 di Shostakovic (“il tema di Eyes Wide Shut”), Latin Suite e La mer avec le soleil (composti da Francesconi), e arrangiamenti su musiche di Mozart (eccolo che ritorna!).
Risuonano finalmente echi jazz, perché finora non ne abbiamo parlato troppo ma è giusto perché questa è la storia di Francesconi, pianista jazz di solida cultura classica: «I grandi compositori del passato hanno scritto temi indimenticabili», sottolinea. Al jazz è arrivato per gradi, poco alla volta, studiando e lavorando sodo, nei locali di Torino e nella T-Band del programma Rai Trebisonda. A teatro cura insieme all’attore Giuseppe Nitti, Fiori Stonati, dipingendo a tinte forti la vita oscura di Robert Johnson, bluesman nato nello stato del Mississippi e scomparso misteriosamente a ventisette anni. Ma è con il BBF Trio – insieme a Francesco Brancato alla batteria e Simone Bellavia al basso – che Emanuele Francesconi suona la sua musica, nella quale esprime in puro linguaggio jazz le emozioni raccolte per anni con timore, come doni preziosi da conservare, da Mozart, Baudelaire, Cole Porter, D’Annunzio, Rimsky Korsakov, Gershwin, Arthur Rimbaud, Miles Davis, e le molteplici insospettabili fiammelle che alimentano, e talvolta scottano, l’anima permeabile di un artista sincero.