È giunto il fine settimana del Carnevale di Ivrea. Domenica 7 febbraio, nel pomeriggio, si svolge la battaglia delle arance, e si ripete ogni giorno fino a Martedì Grasso.
Quasi cinquemila persone combattono nelle piazze della città. Quattromila tiratori divisi in nove squadre a piedi: Picche, Morte, Scacchi, Turchini, Arduini, Pantere, Diavoli, Mercenari, Credendari. 54 carri trainati da cavalli: le pariglie, con 10 tiratori, e i tiri a quattro con 12 tiratori.
L’evento è una festa civica, per celebrare la capacità di autodeterminazione degli eporediesi. Affonda le radici nelle vicende storiche del Duecento. La leggenda narra della ribellione all’odioso tiranno da parte di Violetta, la figlia del mugnaio, che per non sottostare allo ius primae noctis decapitò il feudatario e infiammò il popolo brandendo dal torrione la sua testa recisa, scatenando la rivolta, con conseguente distruzione del castello e istituzione del Comune.
La Mugnaia è l’eroina del Carnevale, espressione di coraggio e libertà; ogni bambina sogna di indossare un giorno quel vestito per conquistare l’attenzione di tutta Ivrea. La protagonista cambia ogni anno e il suo nome viene svelato la sera del sabato, con la presentazione dal balcone centrale del Palazzo Municipale. Accanto a lei, il Generale, figura di stampo napoleonico, provvisto di feluca e sciabola, con la responsabilità di garantire il regolare svolgimento della festa, insieme agli ufficiali del suo Stato Maggiore. E poi uno stuolo di personaggi, con ruoli precisi: il Magnifico Podestà e i Credendari (i consiglieri comunali del Rinascimento), il Sostituto Gran Cancelliere, Pifferi e Tamburi, gli Alfieri a sventolare le bandiere dei Rioni, le damigelle, la scorta d’onore, il Mugnaio Toniotto, marito di Violetta, i Paggi a cavallo, gli Abbà.
Alle ore 14 di domenica 7 febbraio, il corteo sfila sul Corso di Gala, con la banda musicale e i gruppi storici, e subito dopo si scatena la battaglia, con 6mila quintali di arance. L’evento si ripete lunedì e martedì pomeriggio, sotto lo sguardo impaurito e stupefatto di centomila spettatori, fino a quando, la sera di Martedì Grasso, si bruciano gli “scarli”, i pali rivestiti di erica e ginepro, per augurare un buon anno, fino al prossimo carnevale.
Da Giovedì Grasso a Ivrea è obbligatorio indossare il berretto frigio, il copricapo rosso simbolo di libertà (e garanzia di incolumità). Domenica, l’ingresso in città è a pagamento (8 euro, esclusi under 12).