Edoardo Raspelli, 30 anni a La Stampa

Il 24 gennaio del 1985 Edoardo Raspelli firmava il suo primo articolo per La Stampa, diretta all’epoca da Giorgio Fattori, con un pezzo sui migliori ristoranti della Valtellina pubblicato sull’inserto Tuttodove. L’anno seguente, con la direzione di Gaetano Scardocchia, la rubrica conquistò lo spazio di mezza pagina, accanto alle ricette di Gianluigi Morini, patron del San Domenico di Imola. E l’11 febbraio del 1996, direttore Ezio Mauro, si aggiungeva la critica degli alberghi.

 

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Edoardo Raspelli aveva già percorso parecchia strada, e scritto molto. Aveva cominciato al Corriere della Sera a 20 anni, nella cronaca del Corriere d’Informazione, edizione pomeridiana del quotidiano di via Solferino, seguendo tutti gli Anni di Piombo, dal caso Feltrinelli all’omicidio del commissario Calabresi. Il 10 ottobre del 1975, su ordine del direttore di allora, Cesare Lanza, nasceva la pagina dei ristoranti, con il “Faccino nero” dedicato al ristorante peggiore della settimana. «In mezzo ad un giornalismo che fino ad allora era stato solo encomiastico – scrive Raspelli – nasceva la vera e propria critica gastronomica italiana, sul modello, del resto, di quanto già facevano in Francia, da alcuni anni, Henry Gault e Christian Millau».

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Al vaglio della penna (e della forchetta) di Raspelli, in quarant’anni, sono passati centinaia di ristoranti e alberghi, con piacevoli promozioni e stroncature senza appello, facendo del giornalista milanese il “cronista del gastronomia” per eccellenza.

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