Gianrico Carofiglio ci libera dalla paura di fallire

Gianrico Carofiglio, giudice alla Procura di Bari, non sarebbe diventato un apprezzato scrittore se avesse ottenuto il posto a cui ambiva al Comitato scientifico del Consiglio superiore della magistratura. O forse sì. In ogni caso, quella vicenda lo rese aperto al cambiamento, persino “grintoso” per come la bocciatura arrivò, e lo condusse su di una strada nuova, costellata di successi, con i suoi libri tradotti in tutto il mondo.

«Elogio dell’ignoranza e dell’errore» (Einaudi, 2024) è un saggio snello che riesce a umanizzare il fallimento attraverso storie di riscatto. Come Dick Fosbury, classe 1947, giovane sportivo incapace di ottenere risultati apprezzabili nella sua disciplina, il salto in alto, utilizzando gli stili in voga ai suoi tempi: la sforbiciata e il salto ventrale. Così sperimentò una tecnica nuova, superando l’asticella di schiena, e per questo venne sbeffeggiato dagli addetti ai lavori; finché, alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968 vinse la medaglia d’oro stabilimento un nuovo record. E da allora il salto Fosbury viene utilizzato da tutti gli atleti, perché più efficace.

Ecco, nel suo saggio Carofiglio ci insegna a liberarci dalla pretesa di avere ragione ad ogni costo, a esercitare il dubbio metodico, ad ascoltare con mente aperta, a sviluppare la capacità di ammettere la propria ignoranza, a improvvisare e trovare soluzioni creative, a sperimentare e a cogliere opportunità inaspettate. Perché, come racconta Michael Jordan, una leggenda del basket: «Nella mia carriera ho sbagliato più di novemila tiri. Ho perso trecento partite. Per trentasei volte i miei compagni si sono affidati a me per il canestro decisivo e io l’ho sbagliato. Ho fallito tante e tante volte nella mia vita. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto».

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