«Dove osano le cicogne», sorridere e restituire leggerezza all’attualità

In questo tempo di conflitti interminabili e di odiatori intransigenti, è ancora possibile alleggerire il peso dell’attualità ridendo con disinvoltura delle nostre contraddizioni? Dopo aver visto «Dove osano le cicogne» la risposta è positiva, ed è un gran sollievo.

Angelo Pintus porta al cinema un argomento ostico e divisivo, la maternità surrogata, senza mai cedere alla tentazione di esprimere pareri o giudizi; con naturalezza, prende il tema e ci gioca come un acrobata con i birilli, semplicemente per divertire il pubblico.

L’obiettivo è raggiunto, in sala si levano risate liberatorie, grazie alle espressioni del comico triestino e alla brillante compagnia: Marta Zoboli, la psichiatra desiderosa di avere un figlio, Beatrice Arnera, la ragazza catalana in fuga dal fidanzato rapinatore, Andrea Perroni, l’infermiere romano amicone e caciarone, Tullio Solenghi, il colonnello dei carabinieri in pensione attiva (sposato con Patrizia, interpretata da Imma Piro), Maria Amelia Monti, la levatrice naturalista Doula, Antonio Catania, il preside severo (ma non troppo). Con la regia di Fausto Brizzi il ritmo è rapido, non ci sono pause, e talvolta sfugge il pensiero che siamo tutti esseri umani e se non ci prendiamo troppo sul serio è più facile vivere in pace.

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