Essere giornalisti oggi

L’Albo dei Giornalisti è suddiviso in professionisti e pubblicisti; i primi svolgono la professione in modo esclusivo, i secondi come ulteriore rispetto ad altre attività. La distinzione trae origine dall’impiego nelle redazioni di esperti per scrivere articoli su argomenti specifici; un medico per chiarire dubbi sulla salute, un avvocato per questioni giuridiche, un commercialista in materia di adempimenti fiscali.

L’iscrizione all’albo avviene, perciò, in modo differente; mentre ai professionisti è richiesto lo svolgimento di un periodo di praticantato e il superamento di un esame di abilitazione professionale (in due prove, scritta e orale), i pubblicisti devono dimostrare di aver collaborato in modo significativo con testate giornalistiche, producendo articoli regolarmente retribuiti.

Una professione in evoluzione

Di recente ci si è sempre più frequentemente interrogati sul senso della distinzione tra queste due figure, a fronte di un albo che registra, su 110 mila tesserini, meno di 30 mila professionisti e oltre 70 mila pubblicisti, ma soprattutto meno della metà (circa 50 mila) iscritti all’INPGI, la cassa di previdenza della categoria, e dunque con una posizione lavorativa stabile. Le statistiche evidenziano, d’altronde,  una professione in rapida trasformazione, con oltre il 65% di lavoratori autonomi e retribuzioni in calo. Il cambiamento è inevitabile ed è conseguente all’avvento di Internet che ha inciso profondamente nel campo dell’informazione aumentando, in modo strabico, sia la domanda da parte del pubblico e sia l’offerta, tramite nuovi strumenti, come blog e social network, che agiscono al di fuori del complesso di norme che regolamenta l’attività giornalistica.

Il giornalista, un professionista dell’informazione

Per adeguarsi al mutato scenario, l’Ordine dei Giornalisti ha apportato alcuni correttivi finalizzati a qualificare meglio la figura del giornalista. È stata introdotta la formazione continua, con i corsi di aggiornamento per il conseguimento dei crediti obbligatori (60 in 3 anni), ed è stato favorito il passaggio alla categoria dei professionisti, tramite istituti come il ricongiungimento, per i pubblicisti che dimostrino di vivere di giornalismo. La qualifica di giornalista è stata riconosciuta anche agli addetti stampa, con una sottolineatura importante nella pubblica amministrazione, grazie alla legge 150/2000 e all’obbligo dell’iscrizione all’albo per il personale impiegato negli uffici stampa.

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