Cronaca giornalistica e narrazione su Facebook delle proteste a Torino contro il decreto con le misure anti-Covid

Nella serata di lunedì 26 ottobre a Torino si sono registrate manifestazioni di protesta contro il decreto del presidente del Consiglio che dispone alcune misure per fronteggiare l’epidemia Covid-19, tra le quali la chiusura alle 18 dei ristoranti e la sospensione delle attività di palestre e centri benessere, e si sono registrati scontri con le forze dell’ordine nel centro della città.

Il giorno seguente sui social network si è innescata una polemica sulla ricostruzione dei fatti che è interessante per capire come le dinamiche dei nuovi strumenti di comunicazione impattano sulla professione giornalistica.

I titoli delle home page delle edizioni locali delle principali testate

«Covid, guerriglia a Torino. Lanci di fumogeni e petardi in piazza Castello, i manifestanti urlano: “Libertà”, polizia carica – Guerriglia in centro a Torino: il bilancio della serata». (Cronaca Qui)

«Roghi in centro a Torino, un arresto. Denunciata una 17enne», «Assalto al negozio Gucci in via Roma», «Petardi contro la polizia, oltre 10 fermati. Vetrine infrante in via Roma», «Torino, guerriglia nl via Roma». (Il Corriere della Sera)

«Disordini e vetrine spaccate in via Roma. Scene di guerriglia urbana. Fumogeni, petardi, bombe carta e alcune vetrine spaccate in via Roma. Negozi del centro saccheggiati. Mentre non si sono registrati…»; il pezzo prosegue all’interno con la frase «mentre non si sono registrati incidenti nella manifestazione di protesta contro il dpcm tenutasi in piazza Vittorio». (Il Torinese)

«Il centro di Torino scopre e ferite della notte di guerriglia: vetrine sfondate, cassonetti incendiati. Tra i dieci arrestati alcuni ultrà», «I manifestanti sfondano la vetrina di Gucci», «Guerriglia per le strade, la polizia spara i lacrimogeni», «Torino, la protesta in piazza Castello finisce in guerriglia», «La negoziante in piazza Castello che tenta di fermare i rivoltosi», «I teppisti all’attacco del centro: vetrine sfondate e saccheggi», «E in piazza Vittorio spunta Forza Nuova con bandiere e striscioni». (La Repubblica)

«Saccheggi e paura nelle vie del centro. Gli incappucciati devastano Torino», «Rabbia e razzie nella notte torinese: le immagini esclusive dei saccheggi  e delle violenza», «Lancio di fumogeni e bottiglie contro la polizia», «Manifestazione a Torino, un agente ferito da un blocco di porfido e danneggiato l’Apple Store», «Vetrine rotte e scontri con la polizia», «Manifestazione con le misure anti covid a Torino, gli scontri nelle strade», «La protesta dei tassisti in piazza Castello: “Nessuna tutela sanitaria ed economica, non ce la facciamo più», «Rabbia contro le misure anti Covid, bombe carta e cariche». (La Stampa)

«Proteste anti-Covid a Torino: la polizia ha arrestato dieci persone». (Torino Oggi)

«Il centro ferito dopo la guerriglia: cosa è successo». (Torino Today).

La narrazione su Facebook

La narrazione degli accadimenti su Facebook si  muove lungo tre direttrici: il racconto dei sostenitori della manifestazione che privilegia le ragioni della protesta rispetto ai provvedimenti del governo e sottolinea l’assenza di violenza, con post e immagini di una piazza tranquilla, in aperto dissenso con la narrazione giornalistica, le repliche di alcuni giornalisti e i messaggi della politica.

1) Post di sostenitori della protesta

«Nessuno sfregio a nessuno, nessuna bomba e nessun bastone, questa è la piazza con migliaia di partite iva ieri sera a Torino!!!! Media vergognosi raccontano di 4 imbecilli senza mai parlare di migliaia di persone che erano lì per difendere il loro diritto di lavorare.»

«La guerriglia non l’hanno fatta I commercianti!!!! Si sapeva benissimo che ci sarebbero stati i violenti, una delle due manifestazioni era organizzata da fasci e ultras, poi sono arrivati anche gli antagonisti.. possiamo iniziare a dare le notizie come si deve???. Ma l’etica professionale ve la siete dimenticata tutti?????».

«Avete rotto con i vostri titoli fuorvianti, solo per avere attenzione. Dov’è finita la serietà anche in voi giornalisti? La colpa è anche vostra, dire le cose come stanno è troppo vero?».

«Nooooooo!!!!!! Chi ha fatto questi casini non erano i manifestanti che protestavano contro il dpcm!!!!!! La smettete di dare queste notizie!!!! La vera manifestazione, pacifica e con solo persone che hanno voluto far sentire ad alta voce la difficoltà ad andare avanti in questa situazione, è stata quella di piazza Vittorio Veneto! Chi ha fatto danni e saccheggi non c’entra nulla con chi davvero vuole dire basta e chiede aiuto per andare avanti. Ma come si fa veramente a pensare che chi ha danneggiato la vetrina di un negozio era lì per protestare!!!! Questi sono solo stupidi ultra’ che non hanno nulla da perdere e approfittano di queste situazioni per fare casino e rubare!!! Per favore #giornalisti date le informazioni in maniera corretta».

2)  Repliche di giornalisti

«La smettete di dire che i media danno solo spazio ai facinorosi e ai criminali? Che giornali, che radio e che magazine on line seguite tanto per capire? Ho fior di colleghi che ieri si sono messi in gioco e in pericolo per seguire entrambe le manifestazioni e che oggi hanno riportato voci e immagini sui diversi fronti. Ovvio che non si può far finta che la ferita di via Po non esista e non renderla la prima notizia, ma i colleghi che ammiro (e sono molti) non hanno dimenticato le voci pacifiche. Forse prima di criticare dovreste tornare ad apprezzare la stampa locale, così come chiedete di acquistare nel negozio sotto casa o cenare nel ristorantino di quartiere. Personalmente dico grazie ai giornalisti scesi in piazza ieri sera, che da marzo non dimenticano le voci della gente comune e le sue difficoltà».

«A poche centinaia di metri, c’erano due piazze questa sera a Torino. La vile piazza di chi voleva spaccare tutto per dare sfogo solo a se stesso, sfregiando vergognosamente una città già ferita da tutto ciò che stiamo vivendo. E ha colpito le vetrine e le cose di chi, ogni giorno, deve fare i conti per tirare avanti malgrado tutto. E poi, verso il Po, c’era la piazza di chi ha provato a raccontare la propria storia, la propria testimonianza, per chiedere al Paese di non lasciare davvero indietro nessuno. Perché le promesse in tv non siano solo strumenti per aumentare lo share. A noi giornalisti il compito di raccontarle entrambe e di distinguerle con chiarezza».

«Tra una piazza che protesta pacificamente e 200 teppisti che sfasciano una città da un punto di vista giornalistico fanno più notizia i teppisti, rassegnatevi. Quindi non è colpa dei giornalisti se raccontano con maggior enfasi la devastazione, ma è colpa di chi la devastazione l’ha causata».

3) Messaggi della politica

«Ieri sera a Torino c’erano due piazze. Una fatta di gente per bene: lavoratrici, lavoratori e imprenditori che urlavano legittimamente la loro rabbia, la loro paura e la loro preoccupazione. A quella piazza abbiamo dato ascolto e li abbiamo incontrati. Personalmente faccio mia la loro rabbia per trasmetterla ancora una volta al Governo così come ho fatto insieme agli altri presidenti di regione. Invito il Governo a inserire nell’ultimo Dpcm quelle correzioni che noi come regioni tutti insieme abbiamo proposto. Perché noi vogliamo il rigore assoluto per la tutela della salute, ma anche il buonsenso di non uccidere alcune categorie economiche come palestre, bar e ristoranti all’interno delle quale sono state fatte investimenti per svolgere le attività in sicurezza. Poi c’era un’altra piazza, dove qualche decina di delinquenti che hanno distrutto e rubato all’interno di negozi e di quelle attività che oggi soffrono. Nei confronti di costoro non ci vuole nessun tipo di comprensione, ma punizioni esemplari. Perché la cosa più brutta è utilizzare le paure e le angosce reali come alibi, per trasformarle in violenza e saccheggio. Tutto ciò dobbiamo condannarlo con forza. Queste persone però sono una minoranza e non hanno nulla a che vedere con l’altra piazza, quella che mi porto sempre dentro nelle trattative con il Governo». (Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte)

«Piena solidarietà e riconoscenza alle Forze dell’Ordine che ieri sera hanno fatto fronte alle azioni criminali dei violenti che hanno inquinato la manifestazione pacifica di commercianti, imprenditori e lavoratori. Violenti che erano organizzati per distruggere, non per protestare. La Questura ha già individuato alcuni responsabili e andrà a fondo. Si è trattato di azioni che non solo non appartengono in alcun modo alle ragioni della protesta ma che, anzi, proprio su quella protesta hanno sciacallato. Sulle spalle di lavoratori, commercianti e imprenditori che ieri sera hanno manifestato civilmente il loro legittimo dissenso. Ma come Sindaca, è innanzitutto a quanti, con la protesta civile, hanno avanzato proteste e preoccupazioni legate alle restrizioni per il contenimento e il contrasto alla pandemia che voglio rivolgermi. È a loro che va la nostra più assoluta attenzione». (Chiara Appendino, Sindaca di Torino)

«NON SOLO VETRINE ROTTE. Ieri sera a Torino si sono svolte 2 proteste, una molto partecipata e pacifica in Piazza Vittorio e un’altra con meno persone ma molto più appariscente perché violenta, dalle parti di Piazza Castello e Via Roma. Siccome tutti i giornali parlano delle devastazioni, che è chiaro siano assolutamente da condannare e spero che i tanti video presenti sul web aiutino a fare giustizia, io vorrei evidenziare invece che le motivazioni dei commercianti e dei lavoratori (non di partitini nascosti fra la folla che hanno provato a intestarsi questa manifestazione senza ovviamente riuscirci perché nessuno li ha notati) di Piazza Vittorio restano vere e sono serissime. Persone che hanno sostenuto costi e si sono ingegnate per adeguarsi alla pandemia da #COVID19 ma neanche questo è stato abbastanza. A breve uscirà il nuovo DPCM che dovrebbe consentire le misure di sostegno per chi non può aprire, spero siano ben organizzate e per quanto mi riguarda farò pressione sulla Regione per evitare ritardi inaccettabili come era avvenuto in primavera con la cassa integrazione». (Daniele Valle, Consigliere regionale del Piemonte)

Conclusioni

Questa vicenda, come altre in passato, evidenzia la sfida che i social network rappresentano per i giornalisti, all’interno del «sistema mediale ibrido» (Chadwick).

La critica che da sempre, spesso in modo strumentale, viene rivolta alla stampa è quella di essere faziosa, di «non dire le cose come stanno veramente» per ragioni d’interesse politico o economico. Il modo più efficace per smontare questa accusa è svolgere il mestiere di giornalisti in modo ancora più scrupoloso, attenendosi alla «verità sostanziale dei fatti» richiamata dal codice deontologico.

I social network non rappresentano una minaccia per i giornalisti ma un’opportunità per testimoniare il valore di un’informazione seria e indipendente in una società democratica.

2 Comments

  1. Gino31 Ottobre 2020

    Ottime considerazioni documentate da citazioni di contrapposte opinioni! Questo è davvero buon giornalismo di informazione

    Rispondi
    1. Marco Scarzello31 Ottobre 2020

      Grazie!

      Rispondi

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