Collisioni con Edoardo Raspelli

Oltre 35 anni di carriera: li ha ripercorsi Edoardo Raspelli raccontando di sé e della professione di cronista gastronomico ieri a Collisioni, il festival di musica e letteratura delle Langhe, a Barolo.

«Quando ho iniziato, nel 1975, il vino italiano era ancora venduto sfuso nelle damigiane e le recensioni della guida Michelin si fermavano a Firenze. Oggi l’enogastronomia ha preso il sopravvento, forse persino con qualche eccesso, ma è un bene per la nostra economia».

A dialogare con lui, la giornalista Anna Morelli, Giuseppe Di Martino, presidente del Consorzio Gragnano Città della Pasta, e la show girl Kseniya Zaynak che ha chiesto a Raspelli un parere su come sia cambiato il modo di recensire hotel e ristoranti dopo l’avvento di Internet. «Leggo otto quotidiani al giorno e mi piace sporcarmi le mani di inchiostro. Credo che la carta stampata sia lo spazio riservato ai professionisti, a giornalisti iscritti all’albo che conoscono le norme sulla diffamazione e perciò ponderano attentamente ogni articolo. Sul web invece il primo che passa scrive. La bellezza di Internet, però, è che in un istante puoi condividere il tuo pensiero con un pubblico immenso».

Raspelli ha poi ricordato i suoi esordi, i soggiorni da bambino nella casa degli zii sul Garda dove ha appreso le buone regole della tavola – “le posate parlano” – e i primi viaggi per scoprire la ristorazione del Bel Paese. «La gastronomia italiana è relativamente giovane. La legge istitutiva delle DOC (la certificazione di qualità del vino) è del 1963, l’analoga normativa francese risale al 1855. Quando la Francia era una nazione unita, da noi regnavano stati e staterelli e perciò la nostra è una cucina regionale, perfino locale, proprio perché la circolazione di persone e prodotti per secoli è stata ostacolata da mille barriere».

“Terra, territorio e tradizioni” è il motto di Raspelli. «La terra – ha spiegato – è il suolo su cui camminiamo, il territorio l’ambiente circostante, le tradizioni l’insieme di usi, prodotti e cultura che lo caratterizzano. Mi sposto sempre in auto, tra un ristorante e l’altro, perché amo viaggiare, vedere paesaggi, fermarmi a conoscere i luoghi: è il bello del mio mestiere».

Con Giuseppe Di Martino, pastaio in Gragnano, non poteva mancare una ghiotta parentesi sulla pasta: «Ai ristoratori di Milano, città dove regna il risotto, la pasta la fece conoscere negli anni Cinquanta il grande Gaetano Afeltra, arrivato da Amalfi fin sotto la Madonnina per fare il giornalista, perché fu lui a mostrare alla Collina Pistoiese la ricetta originale degli spaghetti al pomodoro. La pasta è in cima ai pensieri degli italiani, prodotta in modo diverso da regione a regione e cucinata in moltissime varianti. Personalmente la amo con il pesce, per esempio adoro gli spaghetti con le cozze. Ahimè, da quando ho subìto il bendaggio gastrico per perdere peso, sono costretto all’obbrobrio di tagliare gli spaghetti a metà perché non posso mangiare bocconi grandi. Mi piacerebbe tanto poter attorcigliare di nuovo una grossa e gustosa forchettata di spaghetti!»

Giuseppe Di Martino, Anna Morelli, Edoardo Raspelli e Kseniya Zaynak

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