Il Re del Mosto al Vinitaly

L’ironia costruisce relazioni vere. E’ lo spirito del documentario di Giulia Graglia su Giacomo Bologna, il Re del Mosto, presentato oggi a Vinitaly, nell’area incontri della Regione Piemonte. Una carrellata di testimonianze per ricordare “l’uomo che inventò la Barbera”, attraverso le parole di familiari, amici, estimatori, raccolte nel 2003 quando Giulia Graglia si formava alla scuole del cinema e contemporaneamente s’accostava al mondo del vino per diventare sommellier. Accanto a lei, Raffaella Bologna che insieme al fratello conduce Cantina Braida sui complicati mercati mondiali, Arturo Rota, custode dell’opera di Luigi Veronelli che con Giacomo edificò un’amicizia di carattere spirituale e a distanza di anni dalla morte ne intravedeva ancora la sagoma nei riflessi delle sue Barbera, e Giulio Porzio, viticoltore di Rocchetta Tanaro, anima dei Vignaioli Piemontesi.

Tutti insieme, con grande emozione, vediamo immagini di un passato sempre vivo. Comodamente adagiato in poltrona Bruno Lauzi esalta la “quieta follia dei piemontesi” che lo attirò a Rocchetta Tanaro, un paese con il ritmo del Brasile anche quando insiste la nebbia. I jazzisti Gianni Basso e Gianni Coscia. Gianni Rivera, il Golden Boy. Pierino Barbero, interprete fedele dei seigiornisti. Il canto allegro di Paolo Frola. Tantissimi amici,  tavolate festose, balli e canzoni gioiose. E la memoria di Anna Bologna, la moglie, che sin dal primo giorno di nozze, trascorso con la compagnia di Giacomo a bere vino e mangiare salame, comprese l’uomo e la vita che avrebbe condotto accanto a lui, e ne fu paladina. Giacomo partiva per viaggi fantasiosi e non si sapeva quando tornava; “alle meno venti”, diceva, ed era sincero.

“Costruitevi una cantina ampia, spaziosa, ben aerata e rallegratela di tante belle bottiglie, queste ritte, quelle coricate, da considerare con occhio amico nelle sere di  Primavera, Estate, Autunno e Inverno sogghignando al pensiero di quell’uomo senza canti e senza suoni, senza donne e senza vino, che dovrebbe vivere una decina d’anni più di voi”: è la frase di Giacomo Bologna che meglio lo racconta, e  giustamente oggi rappresenta Cantina Braida nel mondo. Una storia che parla al cuore di ognuno di noi e c’invita a non dimenticare che “siamo quello che facciamo”.

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